Home » Olio d'oliva » Competitività di filiera » Analisi costi e catena del valore
I mutamenti del contesto competitivo internazionale e nazionale, le repentine e ampie oscillazioni dei prezzi delle commodity, la progressiva crescita dei costi di produzione e la strutturale dipendenza dall'estero del sistema economico nazionale hanno messo in evidenza le criticità nel funzionamento delle filiere agroalimentari nazionali, che non sarebbero in grado di garantire un'equa ripartizione del valore generato in tutte le fasi, comprimendo la redditività soprattutto degli anelli più deboli della filiera e scaricando le inefficienze del sistema sul consumatore finale. Il dibattito economico e politico degli ultimi anni sul settore agroalimentare si sta concentrando sulla possibilità di migliorare la trasparenza dei mercati, i meccanismi di trasmissione dei prezzi lungo la filiera e la ripartizione dei margini e, di conseguenza, favorire il migliore funzionamento della filiera anche attraverso la promozione della contrattazione e di una vera e propria economia contrattuale.
Si tratta di obiettivi che sono entrati esplicitamente anche nel Piano per il settore olivicolo-oleario, che soffre da diversi anni un calo di redditività, anche a causa della pressione competitiva esercitata dalla Spagna che ha determinato un livellamento generale dei prezzi verso il basso.
La catena del valore è uno strumento analitico che consente di quantificare la suddivisione del valore dei beni prodotti e acquistati dai consumatori finali, tra coloro che, direttamente ed indirettamente, entrano a far parte del processo produttivo e distributivo.
Nel caso della filiera olivicola-olearia, l'elaborazione della catena del valore, basata su una metodologia originale fondata sull'uso delle tavole intersettoriali dell'economia italiana, parte della descrizione dettagliata dei flussi di prodotto e degli attori coinvolti nelle varie fasi del processo di produzione e distribuzione.
La messa a sistema di tutti i dati ha consentito la ricostruzione dei volumi e dei prezzi medi nelle diverse fasi di scambio, fino al consumo finale. Altre informazioni fondamentali sono quelle relative alla composizione e al livello dei costi intermedi e del valore aggiunto e, in particolare, alla quantificazione dei costi di produzione in tutte le fasi.
L'elaborazione della catena fa emergere come il valore finale del prodotto sia maggiormente allocato ai settori che si trovano all'inizio e alla fine della filiera, e cioè al settore della distribuzione al dettaglio e al settore agricolo; tuttavia, nella fase primaria il valore è completamente assorbito dall'elevato fabbisogno di manodopera che, se correttamente valutata (comprendendo cioè la manodopera familiare), non consente la determinazione di un reddito d'impresa, in assenza di contributi pubblici. Inoltre, va sottolineato il peso elevato assunto complessivamente dalle componenti di costo in tutte le fasi (mezzi tecnici e servizi forniti da imprese nazionali, caratterizzate da un potere di mercato elevato) ed è evidente la forte dipendenza dall'estero dell'intera filiera, sia a causa del fabbisogno di olio sfuso importato, sia per la strutturale dipendenza del sistema economico nazionale da materie prime.
Il lavoro che viene descritto nel documento allegato è stato presentato nel mese di marzo 2014 in una riunione tecnica con i rappresentanti della filiera olivicola-olearia per ottenere valutazioni sui dati e suggerimenti per la prosecuzione del lavoro. L'obiettivo infatti è quello di arricchire e aggiornare le elaborazioni con approfondimenti su specifici aspetti e fasi della filiera e con ipotesi diverse sulle modalità organizzative del settore.
Per quanto riguarda le vendite dell'olio confezionato al canale della GDO, sono importanti i risultati dell'indagine diretta presso un campione di imprese di trasformazione alimentare svolta dall'Ismea insieme all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nell'ambito dell'Indagine conoscitiva sul settore agroalimentare (IC43).
L'indagine fornisce interessanti elementi di riflessione sulle relazioni verticali tra GDO e fornitori e sui rapporti di forza esistenti, che hanno un ruolo determinante nella catena del valore.
Negli ultimi anni, il settore olivicolo italiano soffre molto a causa dei costi di produzione particolarmente elevati, superiori a quelli dei principali paesi produttori e competitor dell'Italia.
Con l'obiettivo di effettuare un'analisi dettagliata dei costi sostenuti dagli olivicoltori in ogni fase colturale, ISMEA ha effettuato un'indagine diretta presso 60 aziende produttrici di olive da olio, scelte nelle regioni maggiormente rappresentative per numerosità di aziende e produzione e individuate per le loro caratteristiche di aziende olivicole "ordinarie", in termini di organizzazione, produzione e commercializzazione, all'interno della propria regione e in una specifica area di produzione.
L'indagine è stata progettata con l'obiettivo di individuare in dettaglio i costi della produzione olivicola, rilevando le quantità impiegate e i prezzi di ciascun fattore produttivo in ogni singola fase colturale, compresi i costi della manodopera e i costi successivi alla raccolta, come i costi di trasporto delle olive al frantoio e i costi della molitura delle olive conto terzi.
La presente indagine, oltre a fornire un quadro sulla realtà dei frantoi oleari italiani, aggiunge elementi a supporto dell'analisi della catena del valore della filiera olivicola olearia, finalizzata a quantificare la ripartizione del valore finale del prodotto tra i diversi soggetti che partecipano al processo produttivo e distributivo.
Per lo svolgimento dell'indagine è stato predisposto un questionario sottoposto a un campione ragionato di frantoi localizzati nelle principali regioni olivicole italiane che hanno dichiarato all'AGEA le produzioni nel corso della campagna 2013/14. Il lavoro è stato realizzato al fine di ottenere un dettagliato prospetto dei costi di produzione, rilevando le quantità impiegate e i prezzi di ciascuno dei fattori produttivi utilizzati. Il tutto allo scopo di valutare separatamente le diverse voci di costo nelle fasi di molitura delle olive ed estrazione dell'olio e in quelle di stoccaggio e confezionamento. La rilevazione, inoltre, ha consentito di predisporre, per le diverse realtà esaminate, un conto economico aziendale allo scopo di valutare il livello di redditività dei frantoi.
I risultati mostrano che, all'aumentare delle dimensioni aziendali (espresse in base alla quantità di olive molite), i costi di processo in tutte le tre fasi (molitura/estrazione, stoccaggio e confezionamento) tendono a diminuire, per effetto delle economie di scala. L'incidenza del valore aggiunto sul fatturato, tuttavia, decresce all'aumentare delle dimensioni aziendali, sia a causa della rigidità dei costi legati all'approvvigionamento della materia prima che alla scarsa valorizzazione del prodotto ottenuto. Inoltre, tra le diverse voci di costo, è stata riscontrata un'incidenza relativamente elevata degli ammortamenti, un dato riconducibile ragionevolmente ad un sovradimensionamento degli impianti rispetto alle quantità lavorate.
Esaminando i flussi in uscita si è riscontrata una netta prevalenza delle vendite di oli sfusi e una ridotta propensione al confezionamento da parte dei frantoi. Lo sfuso è indirizzato prevalentemente agli impianti di confezionamento del Centro-Nord, mentre l'olio confezionato direttamente dai frantoi viene commercializzato in gran parte attraverso la vendita in azienda; solo una piccola quota è destinata alla GDO.